venerdì 24 novembre 2017

BANCA ETRURIA E LA NAVE DI CIVITAVECCHIA

C’è una nave a Civitavecchia. 
Una nave che non naviga, che non navigherà mai. 
Perché non è nata per navigare.
Così come il mega cantiere stile Camp Derby, in cui l'ormai orrendo relitto fa mostra di sé, non è nato per lavorare.
L’affaire Privilege Yard: un presunto investimento miliardario che avrebbe dovuto proiettare l'economia portuale e cittadina verso lidi d'oltreoceano.
Già, perchè nel tempo i nomi propinati dalla stampa hanno coinvolto la più alta nomenclatura internazionale: dai probabilmente ignari Brad Pitt e Angelina Jolie, ai forse meno ignari Cardinal Bertone, Vincenzo Scotti, Giancarlo Elia Valori........ tutti a fare da altisonante cassa di risonanza alle gesta del “giga yacht specialist”, il settantaquattrenne Mario La Via, e dell’ottantenne generale della guardia di finanza in pensione Giovanni Verdicchio (presidente, stile generale a riposo di Totò). 

Un castello di ferraglia che incombe sulla città e sul porto, si erge oggi a testimonianza della "BUFALA"!
Mentre il balletto di nomi pare scivolare verso soggetti che, più che "yacht specialist", appaiono avere specializzazioni di altra natura: BANCA ETRURIA, per esempio.
BANCA ETRURIA, BANCA ETRURIA, BANCA ETRURIA, ogni giorno di più Banca Etruria!
E Arezzo, e l’odore di massoneria, e la Boschi, e il suo babbo…. e gli altri babbi.....e una mega area portuale ancora occupata!
E poi ci sono i lavoratori.
Quelli diretti, quelli delle imprese che hanno creduto al progetto, quelli che sono stati beffati, non pagati, abbandonati… quelli che per settimane sono rimasti in cima a quel relitto, urlando, chiedendo solidarietà, pretendendo i loro diritti.
E invece il silenzio.
Mesi, mesi e mesi di silenzio, come se quel gigante che Civitavecchia si porterà sul groppone per i prossimi secoli non esistesse, come se quei lavoratori, quelle donne, quegli uomini, quelle famiglie, non esistessero.
Come se quell’ipoteca sull’economia del porto, della città, dell’intero territorio, NON ESISTESSE!
Tutto questo ha un nome: OMERTA’.
Anche la battaglia sindacale, che pure ha conosciuto momenti di altissimo impegno e tensione, pare ora naufragata (termine appropriato!), nascosta dietro qualche formale atto di routine.
E le istituzioni.
Un’amministrazione comunale sballottata tra un Partito Democratico, prima, che gioiosamente ha tenuto a battesimo il progetto, ed un Cinquestelle, dopo, insulso, privo di reazione, inutile e balbettante.
Un’Autorità Portuale burocratica, indifferente, opportunista.
Una Regione Lazio altrettanto burocratica, assente, defilata, disinteressata, a tratti infastidita.
Poi un fatto terribile, si uccide un uomo, un pensionato che accusa Banca Etruria e Civitavecchia sale alla ribalta nazionale.
Ma come fatto di cronaca, non come fatto politico.
Perché continuano ad essere pochi e timidi gli organi di informazione interessati al collegamento tra Banca Etruria e l’affaire Privilege, preferendo gettare un velo di commiserevole provincialismo ben lontano dalla realtà dei fatti.
Una realtà su cui è auspicabile che le inchieste, che sembrano ormai avviate, facciano luce completa: per questo non ci si può che affidare alla sapiente competenza degli organismi deputati.
Ma il vuoto politico che circonda la Privilege è invece altra cosa: l'azione deve imporsi sul silenzio, sull'indifferenza, sulla solidarietà di circostanza, deve scuotere le istituzioni.
Il Sindaco Cozzolino ed il Presidente della Regione Zingaretti escano dal limbo e mettano in campo tutti gli strumenti istituzionali di cui dispongono: pretendano chiarezza dall'Autorità Portuale per prima; affianchino concretamente i lavoratori nei procedimenti concorsuali della Privilege; valutino infine, nel caso le inchieste approdino a risvolti di natura giudiziaria, la costituzione di parte civile di Comune e Regione per il danno arrecato al territorio, contro chiunque abbia delle responsabilità accertate.
E chiedano un risarcimento.
Non è un consiglio, è una sfida: perchè l'omertà non appartiene a Civitavecchia. 

LUCIA BARTOLINI





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